giovedì 8 novembre 2012

ZIGULI' - La mia vita dolceamara con un figlio disabile - ed. Mondadori


Mercoledì 14 novembre 2012 ore 21.00
Libreria Novantadue, via Gilera 110, Arcore (MB)
Incontro con l'autore MASSIMILIANO VERGA,docente di sociologia del diritto all'Università Bicocca di Milano e papà di Moreno.
La zigulì di Massimiliano Verga è una pillola che nessuno potrà indorare.
Verga ha scritto un libro che cerca di compiere un esorcismo impossibile; ma in quella impossibilità, “Zigulì” trova la sua forza, e resta davanti a noi – che possiamo permetterci il lusso di leggere una simile storia senza doverla vivere - come un punto che interroga ed esclama allo stesso tempo.
Lo sforzo fatto da Verga per scavare fino in fondo nel rapporto fra un padre ed il figlio gravemente disabile, è quello di trovare una quadra, per quanto fragile e precaria possa essere, fra la verità nella quale il padre e il figlio vivono ogni giorno, e la consolazione che solo il padre può cercare in quella stessa verità.
La verità è che Moreno ha il cervello delle dimensioni di una caramella, e ogni giorno passato assieme a lui è fatto di fatiche, dolore e arrabbiature.
Non c’è nessuna prospettiva concreta di miglioramento: tutto quel che si può immaginare cambierà, cambierà probabilmente in peggio.
Ogni “ma”, ogni “nonostante” suonerebbero consolatori e retorici, e il problema nel leggere un libro come questo (ma anche il senso profondo di un’esperienza come la lettura di “Zigulì”) è che a noi non è concesso cercare alcuna consolazione, finché non ci saremo accollati anche un po' del dolore cui quella consolazione cerca di porre rimedio.
Si può fare? Forse sì.
Cominciando per esempio ad accettare che per raccontare una storia come questa si possa usare una voce com'è quella di Verga: onesta, fino a diventare a tratti brutale; ironica, perché l'ironia è un risarcimento. Sempre. Arrabbiata, perché - com'è lo stesso autore a premettere - in una scala da zero a dieci, "continuo a essere incazzato undici".
l libro è anche un j’accuse accorato contro una società che, dietro le veline del politically correct stigmatizza violentemente l’handicap.
Nessuna patente di "diversamente abile", ci racconta il sociologo Verga (insegna alla Università di Milano Bicocca), può travisare o cancellare la sofferenza di cui si racconta in queste pagine, e al dolore quotidiano si aggiunge un retrogusto amarissimo di beffa.
La pietà, certamente, non è una consolazione.
Ma la verità in cui vivono padre e figlio include, non c'è dubbio, anche l’amore : e Verga mette sulla bilancia tutti quei momenti in cui “ce ne fottiamo del mondo che se fotte di noi”.
Le passeggiate in montagna, o l'ascolto della musica rock (papà e figlio hanno una passione per i Kasabian), oltre alla necessaria intimità che si crea fra due persone una delle quali dipende dall'altra per fare qualunque cosa.
Queste sono le "fotografie" di cui parla Verga, ed essere ammessi a guardarne alcune è certamente un esercizio altrettanto difficile dell'ascoltare delle notti insonni spese cercando di ignorare le urla che arrivano dalla stanza di Moren; urla che non mirano a ottenere nulla all'infuori del puro sollievo o forse del piacere che dànno al loro artefice.
È un amore, quello fra padre e figlio, che non permette neppure per un momento che ci si dimentichi di quale sia l'acqua alla quale le sue radici si abbeverano; e proprio per questo è un amore assoluto.
Questo è un libro che dovrebbe passare di mano in mano come un testimone, così che ad ogni passaggio un po' del suo peso terribile resti fra le mani di chi ha avuto il coraggio di raccoglierlo.
Assieme a un po' di quell'amore.

LINK http://www.wuz.it/recensione-libro/6814/massimiliano-verga-ziguli-vita-dolceamara-figlio-disabile.html

 


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