mercoledì 18 febbraio 2015

Rischio batosta per 7.500 invalidi Inail

La rendita assegnata dopo gli incidenti sul lavoro potrebbe finire nel reddito. Così verrebbero meno molte agevolazioni 
MASSA CARRARA. L’Anmil proviciale, cioè l’associazione dei mutilati e invalidi del lavoro, si è battuta localmente e a livello nazionale, contro il rischio che le rendite Inail legate agli infortuni sul lavoro, finissero nel calcolo dell’Isee, l’indicatore della situazione economica: perché il cumulo delle rendite nella situazione reddituale farebbe calare la possibilità di accesso a varie agevolazioni legate proprio all’Isee. Ora, un pronunciamento del Tar Lazio, apre ulteriori spiragli a sostegno della battaglia, e induce l’associazione a rafforzare la pressione sul Governo: così l’Anmil apuana invita tutti i soci a partecipare a una petizione popolare (a livello nazionale), per farla arrivare a Roma. Le firme verranno raccolte nella sede provinciale a Carrara in via Buonarroti, angolo via Pelliccia, nelle tre giornate di Open Day organizzate per il 28 febbraio, il 7 e il 14 marzo.
 
Nella provincia le rendite Inail sono circa 7.500. Il rischio che l’Anmil intende evitare è che le rendite Inail innalzino l’Isee come se fossero una forma di ricchezza delle famiglie degli invalidi che invece – sottolinea l’Anmil - hanno avuto il diritto alla forma di risarcimento per essere stati vittime di infortuni. Un invalido al 100% può percepire dai 16.000 ai 30.000 euro annuali, fra minimali e massimali da calcolare. Una sorta di risarcimento per il danno subito, con cui gli invalidi del lavoro riescono a pagarsi le cure dopo gli infortuni; soldi che aiutano anche vedove e orfani.
 
La riforma e la nuova disciplina del calcolo Isee “DPCM 5/12/2013” è stata criticata dal presidente territoriale dell’Anmil apuana, Paolo Bruschi, «in quanto, includendo nel calcolo dell’indicatore Isee anche le prestazioni infortunistiche e quelle assistenziali, contraddice la natura delle rendite erogate dall’Inail che sono a risarcimento di un danno e non un “sostegno previdenziale”. Durante tutto il periodo in cui ci si è confrontati in merito nelle varie sedi istituzionali, l’Anmil ha sempre fermamente osteggiato l’entrata in vigore del provvedimento affinché non fosse utilizzato dal Governo per operare un taglio della spesa sociale, ma purtroppo non siamo stati ascoltati». L’Anmil aveva proposto emendamenti.
 
Ora l’associazione ha appreso, «dell’accoglimento da parte del Tar del Lazio del ricorso presentato dai familiari dei disabili contro la riforma dell’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) entrata in vigore a inizio 2015, che ha introdotto un nuovo meccanismo di calcolo del reddito per l’accesso ad aiuti e a prestazioni sociali agevolate, sfavorevole per le persone con disabilità più gravi. I legali dei ricorrenti hanno ricevuto dal tribunale il dispositivo che dichiara l’articolo 4 del DPCM 159/2013 illegittimo nella parte in cui include nel computo Isee le provvidenze economiche erogate dallo Stato a sostegno della disabilità. Secondo i giudici amministrativi non è dato comprendere per quale ragione, nella nozione di reddito che dovrebbe riferirsi a incrementi di ricchezza idonei alla partecipazione alla componente fiscale di ogni ordinamento, sono stati compresi anche gli emolumenti riconosciuti a titolo meramente compensativo e risarcitorio a favore delle situazioni di disabilità, quali le indennità di accompagnamento, le pensioni Inps alle persone che versano in stato di disabilità e bisogno economico, gli indennizzi Inail».
 

Una pronuncia, quella del Tar, che, dice Bruschi, è «pienamente in linea con quanto denunciato dall’Anmil già nelle prime fasi di elaborazione del regolamento. Auspichiamo che ora il Governo prenda atto al più presto di questa importante pronuncia, risolvendo una questione che tutto il mondo della disabilità sta vivendo come una inaccettabile e ingiusta aggressione dei propri diritti», conclude il Presidente Paolo Bruschi.

VAI ALL'ARTICOLO di di Cinzia Carpita

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